el cassettin

Cari amici, vi regalo questa poesia del mio amico Ivan. E’ scritta in dialetto trentino, provatela a leggerla in originale magari ad alta voce, resterete piacevolmente presi dalla musicalità che sprigiona. Se poi riusciste a intonare la voce con quella cantilena un pò interrogativa come è tipica del nord est..il gioco sarebbe fatto! Comunque tranquilli..vi aggiungo la traduzione..però promettetemi che dopo averla letta in italiano, ve la rileggete in dialetto. Il contenuto, sono sicura, farà galoppare le vostre emozioni come cavalli liberi.  Semplice

                                                                                                 

Vérder un casetin, che ti téa desmentegà
le come tornar indrio, tel tempo che ha pasà,
jeri n’ho verto uno, che zigava te’ un canton,
come par dirme grazie, ti se ‘ncora che ghe son

L’odor le famigliare, de naftalina s’cieta,
insieme al saor de ani, de roba bela neta
fodréte béle in ordine, tute quante ben stirae
col pizzo e do’ iniziali, mae state doparae

Laori de pazienza, chissà con quanti sogni
sconti tra le pieghe, de’ ani de bisogni
con entro l’emozion de far bela figura
e forse na’ passion e anca na’ paura

Piegà ten un cantonzèlo che varda su discreto
come se’l me spetasse, ghe sora un grombialeto
lo riconosso ‘ncora coi so’ fioreti bianchi
e chi che lo portava sempre ligà sui fianchi

La me la lassà quà,  parché el me conte élo
qualcossa de quei jorni, co’ era un tosatelo
par no’ cader in téra me ciapava co’ na‘ man,
e l’éra la me àncora par el mondo de doman

El ma sugà le lagrime e parà dala paura
el sangue sui donoci de qualche sbugnaura
te le do’ scarséle fonde quasi sempre descusje,
me ‘nsognava le mentine e ghe metea le fantasie..

Su tuti i tochi lisi co’ i fiori ‘ncora impressi
che par finestre verte co’ i jorni.. su riflessi
ghe el tempo, quel pasà con tuto el so valor
insieme al quel ricordo che par mi gà nome amor

Un tocato de pezza restà quà.., fato su’
el compagno de quela che anco’ no’ ghe piu’
e le lagrime calde che ‘l me juta a sugar
le libara un gropo che no’ podèa desgropar

Carezzo sto’ grombiale che ma desmissià fora
e qua’ vizin a mi ghe èla che ride ‘ncora
Lo piego su da novo  lo podo do’ pian pian
stà pace che me torna le vegnesta da lontan.

TRADUZIONE

IL CASSETTO

Aprire un cassetto, di cui ti eri dimenticato
è come tornare indietro,nel tempo che
hai vissuto.

Ieri ne ho aperto uno, che scricchiolava in un angolino
sembrava voler dire grazie, tu sai che ci sono
ancora.

L’odore familiare di  schietta naftalina si sveglia insieme
al sapore degli anni e di biancheria bella
pulita.

Federe in bell’ordine, tutte quante ben stirate
mai state usate.

Lavori di pazienza, con chissà quanti sogni
nascosti tra le pieghe,
di anni poveri, con dentro l’emozione di far bella figura
e chissà, una passione e forse anche
una paura.

Piegato in un cantuccio che guarda in modo discreto
come se mi aspettasse, c’è sopra un grembiule
lo
riconosco e lo ricordo con i suoi fiorellini bianchi
e chi lo portava sempre legato sui fianchi.

Me l’ha lasciato qui,
perchè mi racconti qualcosa di quei giorni
di quand’ero bambino e mi teneva con una mano per non farmi cadere
ed era la
mia ancora per il mondo di domani.

Mi asciugava le lacrime e rassicurava la paura
del sangue alle ginocchia dopo
qualche sbucciatura.

Nelle due tasche fonde quasi sempre scucite
cercavo caramelle e ci mettevo  la fantasia.

Su quei
pezzi gia lisi con i fiori ancora impressi
sembrano finestre aperte con i giorni sù riflessi
c’è il tempo, quel passato
con tutto il suo valore
insieme a quel ricordo che ha un solo nome: amore.

Un pezzo di stoffa restato qui..compagno di
colei che non c’è più
e mi aiuta ad asciugare calde lacrime e a
liberare un groppo che non riuscivo a sciogliere.

Accarezzo questo grembiule che avevo quasi dimenticato
è lei é qui, vicino a me me, e sembra che sorrida.

Lo piego
di nuovo e lo ripongo piano piano.
Questa pace che ritorna in me
è venuta da lontano.

autore: ivan.tn

Questa voce è stata pubblicata in poesia.

32 commenti su “el cassettin

  1. pierperrone ha detto:

    E’ molto delicato, questo ricordo.
    La mamma.
    O forse la nonna.
    O la nutrice…
    Io vado a caso, ma pare di sentire qui quello struggente sentimento che ci consuma piano, dentro.
    Alle volte è un qualcosa che riaffiora da un cassetto ed ha la voce dialettale dei nostri tempi dell’infanzia.
    Io ero a Benevento ed i suoni erano un pò diversi da questi che a me paiono quasi veneziani, come quelli di Arlecchino visto, e sentito, al teatro.
    Erano i suoni un pò strascicati ma vivi che ancora cerco e ritrovo, a volte, in una tarantella, in una pizzica.
    Amo molto la musica popolare (la poesia popolare è più difficile, ma ho trovato cose bellissime di autori napoletani, Eduardo, Totò, ma anche cose più serie, Di Giacomo…) ancora l’ascolto, ci sono ritmi e suoni che sono nel nostro sangue, nessuno ce li può cancellare.
    Un caro saluto
    Piero

  2. luciabaciocchi ha detto:

    I famosi casetti della memoria, quelli del nostro cervello e quelli dei nostri mobili. Questi versi mi hanno risvegliato vecchi ricordi, e grandi malinconie.
    Perchè è vero ad ogni salvietta, ad ogni grembiule scorrisponde una storia, un periodo della nostra vita con vicende non sempre liete. Mi congratulo con l’autore

  3. willyco ha detto:

    Grazie a Te e a Ivan, dolce e bellissima questa presenza. Quello che è importante, davvero non se ne va mai. E i diminutivi nel dialetto sono così carichi d’amore.

    Per Vera: lascia i commenti, l’abbraccio è arrivato e ricambiato.
    Grazie.

  4. maurizia ha detto:

    in dialetto veneto,fortissima Vera ,da una romana,bella e bravo all’autore,ciao

  5. Bruno ha detto:

    Perchè è bello solo il passato? E degno di esser ricordato con amore? Perche?
    Sento il groppo in gola, e ti ringrazio per le emozioni che condividi.
    Bellissima carezza sulla memoria di tutti, che azzera differenze di età sesso e condizioni. Come da bimbi, siamo tutti uguali , a pender dalle labbra dei nostri genitori.

  6. Raul111 ha detto:

    effettivamente leggerla in dialetto lascia un sapore emozionale più intenso.
    Tali che siano son ricordi che mi avrebbe ispirato mio nonno che adesso non c’è più, complimenti all’autore

  7. cordialdo ha detto:

    La poesia è molto bella e non ho avuto bisogno della traduzione perchè comprendo il dialetto trentino, soprattutto quello noneso ed il solandro (cani e gatti!)!.

    Nostangia del passato quando riaffiorano nella memoria i tempi andati della gioventù belli, appunto, perchè era bella, anche se meno ricca, la gioventù.

    Ciao e buona serata. Un abbraccio.

  8. semplicementelisa ha detto:

    Ciao tesora … non amo molto i dialetti del nord ..quelli veneti poi non li reggo..troppa cantilena… amo quelli del sud e la loro musicalita’ solare …
    Aldila dell’aspetto “linguistico” la poesia è tenere e commovente …. e questo è l’importante..che tocchi le corde del cuore …
    ti abbraccio ..dolce weekend

    elisa

  9. semplice1 ha detto:

    E’ una poesia che ricorda la mamma…lui adesso è un ragazzone di quasi sessant’anni..ma scommetto che se chiude gli occhi riesce ancora a sentire il sapore delle mentine..e la consolazione di quelle carezze.

    Anch’io Piero amo molto i dialetti, non solo il mio (siciliano)..
    non sono lingue di serie b, né devono essere ritenute utilizzabili da una stretta cerchia di persone, o relegarlo al folklore o al ricordo. Il dialetto è un “modo di sentire” la realtà,la storia , la filosofia.
    Nel dialetto c’è la storia del popolo che lo parla e attraverso esso, è dato apprendere chi furono i padri nostri, che cosa fecero, come e dove vissero, con quali genti ebbero rapporti, vicinanza, comunione.
    Ricambio il caro saluto
    Vera

  10. semplice1 ha detto:

    Lucia…riporto io i complimenti ad Ivan ( è di Eldy)..ma vedi, mi capitano tutti amici pigri..e allora mi rimbocco le maniche e rispondo in loro vece.
    Ciaoooooooo

  11. semplice1 ha detto:

    Condivido pienamente…questi versi sono di struggente dolcezza..io, sebbene sicula di origine e romana d’adozione, sono riuscita a tradurla..ma l’ho fatto tra le lacrime..lacrime dolci, purificate dal sale e dall’amarezza come lo sono spesso i ricordi.
    Ti abbraccio
    Vera

  12. semplice1 ha detto:

    Maurì, tu non hai fatto nessuna fatica! Voglio vedere quando ne metto una sarda o sicula!
    Un bacio
    Vera

  13. semplice1 ha detto:

    Bruno carissimo..provo a risponderti..una domanda non semplice.
    Il passato, quasi sempre lo ricordiamo dolcemente, anche se non sempre è stato bello, perchè a distanza di tempo il coinvolgimento emotivo è meno forte e ci permette analisi più obiettive, la rabbia cede il posto alla tolleranza, l’odio alla comprensione, il giudizio all’analisi, il rifiuto alla ricerca, i torti alle umane debolezze. E poi ci riporta alla nostra infanzia, gioventù…come non amarlo?
    Però…il passato è l’oggi che è divenuto ieri..allora è sull’oggi che dobbiamo impegnarci per viverlo al meglio..avremo ricordi belli da accarezzare.
    Un abbraccio grande
    Vera

  14. semplice1 ha detto:

    Michele..verissimo..in dialetto molte parole “rendono” maggiormente..le parole “figliano”.
    La voce
    la cadenza,
    la nota bassa o alta..danno vita al suono al lamento, all’allegria, alla stanchezza, alla forza..
    Un caro saluto
    Vera

  15. cicciodoria ha detto:

    Carissimo Ivan,
    ho penetrato tutta intera la musicalità che scaturisce dai tuoi versi. Infatti, come dice Vera, non è il ritmo che si coglie ma la musicalità, quasi una sinfonia. Complici la dolce e gentile lingua veneta, che conosco molto bene per aver abitato a Padova per diciotto anni, e l’oggetto descritto nell’ode, hai suscitato in me delle emozioni gradevoli e, per certi versi, commoventi. Già, commoventi perchè l’accostamento con un’altra persona a me carissima, che non è più, è stato automatico ed istantaneo. Mi sono asciugato due lacrime. Grazie Ivan.

  16. pierperrone ha detto:

    Sono proprio d’accordo con te!
    Il dialetto è una storia, una memoria, un terreno da coltivare perchè è sempre fertile. Lo dico, così. Ma poi, in realtà, ne parlo pochissimo-. Troppe radici recise, negli anni.
    Ma come ti ho detto, lo ascolto davvero volentieri.
    Un caro saluto
    Piero

  17. mistral ha detto:

    E’ una nenia di emozioni dentro “el cassettin”
    dei ricordi.
    Complimenti all’autore e un abbraccio a te.
    Serena domenica
    Mistral

  18. Ivan ha detto:

    beh cari lettori – mi me son commosso solo aleder i vostri commenti. me sento come un tosato che el se sconde par la vergogna… no credea che co’ i me ricordi podesse farne afiorar altri anca da voaltri. un grazie de cuore e se scrivo ancora qualcossa sare’ voaltri i primi a lederme.

  19. semplice1 ha detto:

    Osvaldo, tu giochi quasi in casa..
    Nostalgia si..nostalgia di un tempo che non sarà mai più.. anche se ci rimane dentro e lo ritroviamo nei nostri gesti, nei nostri pensieri di oggi.
    Comunque rimango sempre dell’idea che ogni tempo ha il suo profumo, la sua bellezza..come ho scritto in un mio articolo qualche mese fa..sono deliziose le ciliege a giugno..ma sono altrettanto gustose le castagne a novembre.
    Ti abbraccio
    Vera
    .

  20. semplice1 ha detto:

    Appunto ti adoro! La franchezza è il tuo forte!
    E’ vero..il dialetto ha diverse musicalità..mi chiedo: sarebbe uguale il dialetto veneto parlato da gente del sud? Io..penso di sì.
    Io li adoro tutti..ovunque vada mi piace imparare quello del luogo, carpirne il significato, la radice, riprodurre i suoni..e spesso nel mio parlare quotidiano intercalo frasi in dialetto..in qualunque situazioni mi trovi, anche quella più formale.
    Ho lottato da sempre con mia madre che a casa ce ne vietava l’uso perchè”non stava bene”, non era signorile”..io mi sfogavo come una pazza, assorbivo come una spugna, facendo esercizi vocali per produrre quel suono unico ( nddà)che è un’acrobazia di lingua, palato e corde vocali, facendola inorridire. A mio figlio ho insegnato tutti quelli che conosco e ad apprezzarne la diversità perchè,
    in ognuno di esso ci si trova il suo profumo, io nel nostro (siciliano) ci sento :
    zagara, gelsomini,sale,sudore,pianto,amicizia,amore,saggezza, allegria. accoglienza, tragedia, sole…
    Un abbraccio
    Vera

  21. semplice1 ha detto:

    Che bella questa commozione, segno che i nostri animi non si sono induriti, che le emozioni danzano a dispetto degli anni.
    Bastano delle rime..e, un’alchimia fa si che, si risenta il profumo di innocenza, di bambino, di coccole..di amore.
    Un abbraccio
    Vera

  22. accantoalcamino ha detto:

    Ciao Vera, sono tornata da una breve vacanza rigenerantissimissima….ah quanto mi è servita, in quel “casettin”
    ….ghe sora un grombialeto
    lo riconosso ‘ncora coi so’ fioreti bianchi
    e chi che lo portava sempre ligà sui fianchi….
    sarebbe perfetto per me..quando cucino con amore..cioè sempre.
    Un bacio forte Vera, buona domenica e grazie di tutto 🙂

  23. ANGELOM ha detto:

    I ricordi riaffiorano dai racconti ,dai gesti, dai luoghi , in particolare da quei casetti dove mia nonna, accuratamente piegava le sue cose, e nascondeva fra di essi mazzetti di fiori di fresca lavanda. Nel suo dialetto umbro paesano mi faceva notare quale fosse la soddisfazione nel riprendere dopo qualche tempo quegli indumenti, che emanavano un odore inebriante.

  24. luigi ha detto:

    Amo le persone che mostrano grande sensibilita’ di fronte a tutto cio’ che puo’ scatenare un dolce feticcio evocativo degli anni piu’ belli della nostra vita..Rappresentano il ricordo, quello che non ha eta’, quello che si confonde e ci confonde nei nostri sogni; rappresentano quell’anima di cui tanto abbiamo parlato, quella che vive oltre il tempo ,che ogni giorno si rinnova e si ricostituisce in nuovi ricordi alimentati da un amore che fortunatamente ci tiene sempre per mano. E, quando qualcosa ce lo fa ricordare nel momento in cui per un lungo istante ce l’ha lasciata, l’emozione del suo ricordo ci rende tristi, vulnerabili, fino a quando non abbracciamo quel feticcio ,guardiamo una sua foto , vediamo l’anima sorridere e la seguiamo per sempre…

  25. mistral ha detto:

    Ciao Vera, ti auguro con
    un abbraccio una felice settimana
    Mistral

  26. semplice1 ha detto:

    Mistral.. 😉
    Anche se dolorosi, alcuni tipi di ricordo rasserenano e ci giungono come carezza.

  27. semplice1 ha detto:

    Tornadooooooooooooooooooo….mo che ti sei “rigeneratissssimmissssimaaaaama” chi sa che ci proponi!
    Grazie lo dico io a te..per la serenità e la gioa che mi trasmetti.
    Un abbraccissimo

  28. semplice1 ha detto:

    Angelo…lo sai che anche mia nonna mi ha trasmesso questo piacevole gesto, infatti a fine giugno vado per campi a fare fasci di lavanda che poi a mazzolini metto nel tulle per profumare la biancheria. Questi semplici gesti, divenute abitudini mie…mi danno il senso della continuità della vita.
    un caro saluto

  29. semplice1 ha detto:

    Che dolce pensiero hai scritto Luigi!
    La fabbrica dei ricordi non chiude mai…oggi ricordiamo quelli di ieri..domani ricorderemo quelli che saremo capaci di costruire oggi.
    Un abbracccio

  30. semplice1 ha detto:

    Anche a te dolce fanciulla, una settimana con destinazione:felicità!
    Una carezza

  31. lucianaele ha detto:

    Questi versi hanno fatto riaffiorare in me vecchi ricordi……..
    Stupendi.
    Amo andare a rovistrare tra vecchi scatoloni o cassetti. Ha un che di magico….
    Buona giornata,
    Luciana

  32. ili6 ha detto:

    Tenera e dolce la poesia di Ivan: complimenti!
    Vera, noi al sud non diciamo el cassettin, ma a cascitedda, ricordi? Perchè la biancheria antica di solito si riponeva nei piccoli bauli di legno dipinto. E di cascitedde in questo periodo con alcune mie amiche ne stiamo aprendo tanti perchè stiamo preparando una piccola mostra di biancheria intima antica. e in ogni cascitedda che apriamo ci sono storie, profumi e sentimenti che continuano ad emozionare.

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